Franco Arminio (…) Va in giro a nominare, e mentre nomina cose e persone, vivi e morti, ci racconta un Sud davvero inedito che è rimasto per decenni invisibile, e di cui nessuno, o quasi, parla più. La desolazione è la sua Musa, ma non c’è solo lei. Arminio è anche ispirato da un profondo sentimento umoristico, perché mentre si leggono le sue pagine si ride per i continui paradossi, le descrizioni di sé e degli altri. Pratica la politica dell’humor, che è un altro aspetto della sua personalità. Al termine di queste pagine, scritte con eleganza eppure ruvide, si conosce, o riconosce, il Paese che noi tutti abitiamo, le cento e mille località distese lungo lo Stivale, dove alloggiamo, o abbiamo alloggiato, perché Arminio non descrive solo l’Irpinia desolata, bensì un luogo dello spirito che conosciamo molto bene. Per questo Terracarne, che prende il nome dal suo particolare modo di essere, non è un libro localistico, bensì globale, mondiale. È un libro sui paesi senza essere paesano, sull’identità senza essere fornire alcuna identità, un libro singolare eppure universale. Ha ragione Roberto Saviano quando dice che in questo libro, nelle sue pagine, ci sono frammenti di luce. A tratti abbagliante.marco belpoliti, da “la stampa”
interverranno Peppe Buonanno, Salvatore D’Angelo e Franco Arminio
(nel corso della presentazone saranno proiettati 2 video paesologici realizzati da Arminio)