Inaugurazione sabato 23 giugno, ore 19.
Performance ore 19 di Valentina Spagnuolo con Ottavio Bellomo e Novella Calamida
BAD – Bunker Art Division ospita una mostra collettiva a cura di Sara Errico e Antonella Viaggiani in cui sette giovani artiste – Katia Alicante, Rosaria Iazzetta, Daniella Isamit Morales, Silvia Giambrone, MaraM, Valentina Meli, Claudia Ventola guardano in modo critico l’immagine della donna nella società del consumo.
Ogni giorno, ovunque poniamo il nostro sguardo, ci vengono proposte immagini di donne, ripetute in maniera ossessiva, il cui corpo e usato per ogni genere di scopo, soprattutto commerciale. Un corpo sempre erotizzato, ostentato, disumanizzato, soltanto corpo. Realtà dissimulata, ma realtà. Non a caso, quando ci si rivolge alle donne della televisione si usa l’espressione “donne vere”. Ma dov’è la verità? I media riproducono immagini di donne che sono già esse stesse riproduzioni, concatenazione di stereotipi che non sono più distorsioni o mistificazioni dei media, ma realtà, modalità con cui le donne si esplicitano sia all’interno sia all’esterno della rappresentazione. Sono simulacri, e se il simulacro assomiglia a qualcosa, è all’idea della non-somiglianza. E il simulacro di terz’ordine definito da Baudrillard, la sola simulazione, che è priva di qualunque referente che non sia se stesso. Nell’ordine dei simulacri, che Baudrillard fa riferire a tre epoche diverse, quello odierno non è piu contraffazione, nè produzione di serie, ma modello al quale si rifanno indistintamente tutte le forme. Solo l’adesione al modello è possibile, l’alternativa è sempre e solo la riproduzione dello stesso, perché è l’unica azione che garantisce la creazione di un’identita comprensibile e accettata. Ogni forma non è altro che la riproduzione di un codice, di un medium.“Il medium e il messaggio” diceva McLuhan: non occorre piu che qualcuno produca, è necessario che tutti riproducano la stessa opinione e lo stesso tipo. La donna risponde all’unico modello che i media hanno proposto: il desiderio è diventato collettivo, tutti desiderano la stessa forma, la donna si è ridotta a un travestimento, nient’altro che immagine, costruita come spettacolo, oggetto passivo dello sguardo dell’uomo. Una donna feticcio pronta per essere consumata, come lo e la sua immagine e il prodotto che di volta in volta rappresenta.
“Perché accettiamo questa umiliazione continua, di che cosa abbiamo paura?”.